Perché Pasolini?

NOTA DELL'AUTRICE

A Bologna, il 24 e il 25 ottobre 2022, si è tenuto il convegno Pasolini giornalista. A cent'anni dalla nascita dell'intellettuale, il DamsLab ha ospitato giornalisti, scrittori, studiosi; ognuno di loro, davanti ad un uditorio composto da altrettanti colleghi, studenti universitari, come me, ha approfondito, attraverso le sue conoscenze, le attenzioni che Pasolini riservò in prima battuta alla scrittura in generale, come mezzo espressivo che fino alla fine ha attraversato qualsiasi tipologia, dalla prosa al verso. Inevitabile è stato l'accenno alla sua incredibile biografia, alle volte, apparentemente (se non forzatamente), passepartout per una lettura organica del suo contributo letterario.

Da studentessa della magistrale di discipline del teatro all'Università di Bologna, sono stata invitata dal professore Gerardo Guccini a presenziare al convegno e, successivamente, porre la mia attenzione su uno degli interventi: ho scelto la vera e propria testimonianza di Marco Baliani. Attore, regista, scrittore, Baliani segna la scena teatrale italiana creando un teatro di narrazione, in cui è l'attore in scena a comporre scenografie, compagni di scena, oggetti, situazioni, movimenti, con le sue semplici parole; una affabulazione, vecchia forse quanto Omero, priva di maschere a coprire il volto. Il professore Guccini, dopo lo spettacolo/lectio magistralis di Baliani, presenta personalmente l'autore a me ed altre quattro mie colleghe. Ne viene fuori un'intervista. Ognuna di noi, successivamente, grazie alle risposte a domande specifiche poste a Baliani riguardo un preciso aspetto della messa in scena, ha poi redatto un testo. A seguire, il mio Corpo eretico.


Perché Pasolini?

"In Pasolini è possibile per ciascuno trovarci qualcosa dentro, ma questo avviene solo con i grandi artisti. Persone come lui, secondo me, hanno permesso a tutti di accedere alla propria opera, senza creare barriere".

Con queste parole, Marco Baliani definisce Pier Paolo Pasolini, a cent'anni dalla nascita, dopo la messa in scena di Corpo eretico, al Teatro DamsLab il 24 ottobre. Lo spettacolo si muove intrinsecamente in una zona liminale, come se Baliani stesso avesse aperto la porta a tutti noi durante le prove: sensazione comprovata dalla piccola assemblea formatasi alla fine, aperta dall'attore stesso, per raccogliere le nostre impressioni. Seppur si tratti di una commissione, una lectio magistralis sotto le mentite spoglie di un monologo teatrale, è impossibile non cogliere l'affetto, la stima, la, rabbia delle parole dell'attore nei confronti di una delle figure più importanti della cultura italiana del secolo scorso. Questi stessi sentimenti, per la loro natura e per il modo in cui vengono descritti, sono pregni di sincerità, legati sicuramente ad un aspetto incredibilmente privato di Baliani; così tanto da essere la sua stessa biografia, la sua intima soggettività la chiave per leggere il testo, la performance stessa (che, ad onor del vero, di certo non trattiene lo spettatore dal domandarsi, fino alla fine, che cosa effettivamente stia osservando sulle tavole di quel palcoscenico).

Durante quest'ora e mezza si ripercorrono le tappe delle biografie di entrambi gli uomini, cogliendo effettivamente un nodo cruciale in cui si può scorgere l'impasse in cui la relazione tra l'attore e l'intellettuale si incrina: i moti del '68. Baliani torna ad indossare le sue vesti da giovane studente universitario d'architettura che, arrabbiato, conducendo con difficoltà economiche la sua vita lontano dalla sua famiglia per costruire un nuovo futuro per sé, provenendo dalle stesse borgate amate da Pasolini, come le può amare chi non possiede li i natali, si chiede perché il suo compagno di strada non l'abbia appoggiato nella rivolta.

Addirittura più volte da lui stesso viene vituperato, disprezzato, etichettato e accorpato a tantissimi altri suoi coetanei di allora che, al contrario, più che piccoli borghesi, condividevano le stesse difficoltà e voglia di riscatto dell'attore. La contraddizione, oltre ad essere quasi cifra intellettuale di Pasolini, è un aspetto che Baliani coglie e addirittura coltiva nel suo rapporto con lui. Potrebbe essere quasi impossibile dimenticare quel solco generazionale tra di loro, eppure sono l'intimità, la forma epistolare, l'epiteto compagno di strada che risaltano all'uditorio, simbolo, forse, di una costante riappacificazione in uno stato perenne di dialettica feroce.

Pier Paolo Pasolini è aulico e prosaico, è per pochi ed è per tutti, è di tutti e di nessuno. È uomo, carne, appunto corpo, e questa verità, che si scorge persino osservando la composizione del suo volto scarnito, attrae chiunque, tanto che, proprio per il suo essere incredibilmente pubblico, è quasi legittimo possedere, crearsi, immaginarsi un proprio Pasolini, con cui parlare, litigare, raccontarsi, come fa Baliani e non solo. Davide Toffolo, friulano, fumettista e leader del gruppo rock Tre Allegri Ragazzi Morti, nelle sue due graphic novel autobiografiche, Graphic Novel Is Dead, 2014, e Graphic Novel Is Back, 2019, entrambe edite da Rizzoli, dona le fattezze di Pasolini ad un fantasma che appare quando, perennemente nudo nella sua stanza, si lascia andare a riflessioni sulla sua vita, su ciò che lo circonda. Grillo parlante, amico di penna, compagno di strada, figura genitoriale, alter ego, l'intellettuale diventa topos letterario, tanto che il suo stesso nome (una completa allitterazione) e le sue stesse fattezze fisiche, cosi peculiari, sembrano siano stati creati ad arte; una premonizione di ciò che sarebbe diventato, ovvero uno degli uomini più celebri in tutto il mondo proprio perché incredibilmente uomo.

Walter Sili comincia ogni puntata del suo podcast dal titolo "Perché Pasolini?" con queste

parole: "Pasolini non è uno scrittore di cui non si possa fare a meno. Non è Dante, non è Cervantes, né Shakespeare, né Dostoevskij. Leggendo quelli si capisce che cosa può fare la letteratura; leggendo Pasolini si capisce cosa si può avere dalla letteratura. Quelli ne mostrano la potenza; lui ne sente la miseria".

La professoressa Rossella Mazzaglia, durante la prima giornata del convegno Pasolini giornalista, in un intervento durante il quale si cercava di definire che cosa effettivamente facesse Pasolini, quale fosse il medium, tra i tanti che ha usato, che potesse contraddistinguerlo e connotarlo, ha avanzato l'ipotesi che lui di mestiere facesse chi reagisce ad un mutamento epocale, e che quindi la sua missione è stata la reazione, il suo valore sta nell'aver reagito, in qualsiasi modo possibile.

Marco Baliani, il 25 ottobre, ci racconta: "Ieri ho lavorato su di me, mi sono messo in mostra, mi sono denudato in un modo non semplice, non convenzionale neanche per come faccio il mio teatro. Pasolini, ieri, mi ha permesso di toccare anche i luoghi più oscuri della mia esistenza".


CORPO ERETICO – Marco Baliani

Locandina della messa in scena, successiva al debutto del 24 ottobre 2022



Copertina di: Graphic novel is dead

Copertina del volume di Toffolo



Copertina di Perché Pasolini, podcast di Walter Siti

Copertina del podcast di Walter Siti, illustrazione di Davide Toffolo



ARTICOLO DI FRANCESCA LUPO 

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